Frontiera (Emigrante) E’ la storia di un andare di terre in terre. Nostalgia delle partenze e degli arrivi; dei ritorni a casa : nel bagaglio sempre qualcosa di nuovo. Appunti di viaggio, notazioni; la memoria che ferma le immagini, i sapori, il vissuto
lunedì 14 luglio 2008
Emigrare
Emigrare è un po’ morire .
Muori alla terra che stai lasciando, alla madre che ti ha visto crescere, all’ambiente che ti ha formato, alla sposa…... Perdi l’orizzonte che hai conosciuto, i monti e le strade, le tue strade…
Emigrare è anche bello. È bello conoscere ed apprendere lingue nuove, sensazioni che si muovono in spazi diversi; strade , monti e boschi, fiumi e laghi ...volti che si aprono per diventare memoria.E ami le terre avute in dono dalla vita e le strade e le piazze e nuovi ricordi, nel tempo, affollano la mente raccontati in lingue diverse dalla tua e non ci fai caso tanto ti appartengono e sono tuoi.Conosci l’inglese, apprendi il tedesco, hai fatto nuove amicizie e ti è piaciuto. Il lavoro va bene, guadagni bene e sei un giovane in grado di cogliere tutte le opportunità che si presentano … hai lasciato gli argini del borgo antico che ti ha generato … quasi dimenticato i volti e le armonie che quei volti racchiudevano.
Non per tutti e così…
Particolarmente triste, in certe sere, il ricordo del primo e dell’ultimo distacco: il ricordo del travaglio che impose la prima decisione di partire e non conoscevi il mondo. E piangi, in segreto, il domani che ti aspetta fatto di ombre, silenzio. Sono le ombre delle paure che l’ignoto suscita in ciascuno. Vai verso un mondo che non conosci tra gente che non comprendi.Nel paese straniero l’emigrante si sente nessuno, anonimo È duro il lavoro ma più duro è vivere in mezzo a gente che non ti capisce; fra volti enigmatici che ti scrutano come sfingi e senti salire alla gola un moto di pianto e ti chiedi a che giova la tua sofferenza: .. a che serve l’attesa e l’inganno di sentirsi vivi ?Anche avendo un lavoro e un salario, anche avendo una casa e la possibilità di uno svago ti manca intorno il tuo mondo che anche tornando non potrai più ricomporre. E’ il dramma di ogni emigrato.Un dramma sofferto soprattutto la sera quando stanchi ci si getta sul giaciglio ma il sonno non viene e se viene è popolato di fantasmi.Ne hanno esperienza molti emigrati, sia quelli che hanno superato la prova sia quelli che non hanno retto e sono tornati.
Muori alla terra che stai lasciando, alla madre che ti ha visto crescere, all’ambiente che ti ha formato, alla sposa…... Perdi l’orizzonte che hai conosciuto, i monti e le strade, le tue strade…
Emigrare è anche bello. È bello conoscere ed apprendere lingue nuove, sensazioni che si muovono in spazi diversi; strade , monti e boschi, fiumi e laghi ...volti che si aprono per diventare memoria.E ami le terre avute in dono dalla vita e le strade e le piazze e nuovi ricordi, nel tempo, affollano la mente raccontati in lingue diverse dalla tua e non ci fai caso tanto ti appartengono e sono tuoi.Conosci l’inglese, apprendi il tedesco, hai fatto nuove amicizie e ti è piaciuto. Il lavoro va bene, guadagni bene e sei un giovane in grado di cogliere tutte le opportunità che si presentano … hai lasciato gli argini del borgo antico che ti ha generato … quasi dimenticato i volti e le armonie che quei volti racchiudevano.
Non per tutti e così…
Particolarmente triste, in certe sere, il ricordo del primo e dell’ultimo distacco: il ricordo del travaglio che impose la prima decisione di partire e non conoscevi il mondo. E piangi, in segreto, il domani che ti aspetta fatto di ombre, silenzio. Sono le ombre delle paure che l’ignoto suscita in ciascuno. Vai verso un mondo che non conosci tra gente che non comprendi.Nel paese straniero l’emigrante si sente nessuno, anonimo È duro il lavoro ma più duro è vivere in mezzo a gente che non ti capisce; fra volti enigmatici che ti scrutano come sfingi e senti salire alla gola un moto di pianto e ti chiedi a che giova la tua sofferenza: .. a che serve l’attesa e l’inganno di sentirsi vivi ?Anche avendo un lavoro e un salario, anche avendo una casa e la possibilità di uno svago ti manca intorno il tuo mondo che anche tornando non potrai più ricomporre. E’ il dramma di ogni emigrato.Un dramma sofferto soprattutto la sera quando stanchi ci si getta sul giaciglio ma il sonno non viene e se viene è popolato di fantasmi.Ne hanno esperienza molti emigrati, sia quelli che hanno superato la prova sia quelli che non hanno retto e sono tornati.
Petali di rosa
I tuoi occhi ricordano la mia terra,
di prati verdi e colline in fiore
e ulivi resistenti al gelo
che in bravura un pastore li batte.
Le tue labbra han qualcosa di mio
che troppe volte le guardai,
baciai,
cercando lo sfogo ai sentimenti.
Ma non ho niente per te
e me n’andrò, solitario, per la mia strada.
Ti penserò, allora
guardando ad un passato che muore,
lontano,
tra petali di rosa.
(1968)
Da Zurigo
Quando scendo,
che ne so,
l’aria diventa diversa…
che ne so,
l’aria diventa diversa…
.
Lombardia: finalmente in Italia
Emilia: m’addormento un momento
Toscana: se scendo vado in Santa Croce.
Lombardia: finalmente in Italia
Emilia: m’addormento un momento
Toscana: se scendo vado in Santa Croce.
.
Umbria: la mia valle
e i monti e le città
che corrono veloci,
interminabili,
verso le strade
che tanto conosco,
verso la mia gente.
Umbria: la mia valle
e i monti e le città
che corrono veloci,
interminabili,
verso le strade
che tanto conosco,
verso la mia gente.
.
Quando dico: ciao
rispondono: ciao
Quando dico: ciao
rispondono: ciao
(1972)
Zollikerberg
(festa di fine anno 1966 - 1967)
E a te che penso
lungo la strada che scende,
fredda,
fredda,
attraverso il bosco,
le luci della notte.
le luci della notte.
.
Le cose che ho,
che non ho,
che vorrei avere per dare.
.Le cose che ho,
che non ho,
che vorrei avere per dare.
L’amore che cerco,
che non ho,
che vorrei avere per amare.
.che non ho,
che vorrei avere per amare.
Dire: “ti amo”
.a te che ascolti...
è solo illusione
.è solo illusione
il sogno che ho fatto
lungo la strada che scende.
lungo la strada che scende.
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